Al Teatro Mercadante di Napoli un Renato Carpentieri che sarebbe piaciuto a Ingmar Bergman
Recensione teatrale di Irene Antonelli
Il 2025 della programmazione del Teatro Stabile di Napoli è cominciato al Mercadante con un Renato Carpentieri che sarebbe piaciuto a Ingmar Bergman: tanto assoluta la sua prova in "Sarabanda" da rendere tutti inevitabilmente consapevoli che ci si trova di fronte al testamento artistico e filosofico del grande maestro svedese. Nella sua opera Ingmar Bergman voleva dire qualcosa di definitivo e tacere in maniera altrettanto finale e irreparabile, intrecciando parole, silenzi e gesti in una miscela di depressione senza scampo. In questo inestricabile labirinto Renato Carpentieri ci guida e ci perde con una interpretazione che potrebbe essere intesa – anch'essa, alla stessa maniera di Ingmar Bergman – come un testamento teatrale.
In teatro il testo di "Sarabanda" basta a sé stesso, con vita propria, anche se il film del 2003 è ritenuto un sequel di "Scene da un matrimonio". In modo radicale, spietato, Ingmar Bergman ha condensato in un scrigno unico ed esemplare la sua visione della famiglia, della vecchiaia, della solitudine, dell'arte. E proprio l'arte, solamente essa, può forse indicare una possibile strada per la redenzione. Solo un'oasi, in un deserto di pessimismo, disperazione, amarezza, risentimento, odio. Sulla scena di "Sarabanda" bisogna avere la capacità di dire senza dire nulla, un talento appunto come quello di Renato Carpentieri, felicemente accompagnato da Alvia Reale, Elia Schilton e Caterina Tieghi.
Sono note le parole con le quali Ingmar Bergman introdusse il lavoro alla troupe e agli interpreti: «Quello che stiamo per fare può apparire semplice: un prologo, dieci dialoghi, un epilogo. È bene che sappiate che sarà estremamente difficile. È la mia ultima regia: esigerò il massimo da me e da voi. Non avrò pietà». Ci sembra di poter immaginare che il regista di questa rappresentazione di "Sarabanda" al Mercadante, Roberto Andò, ha usato lo stesso metodo e probabilmente le stesse parole di Ingmar Bergman per esigere il massimo dagli interpreti e da tutta la collaudatissima squadra del prestigioso teatro napoletano. E lo ha ottenuto.
Crediti – "SARABANDA" di Ingmar Bergman, traduzione Renato Zatti, regia Roberto Andò; con Renato Carpentieri, Alvia Reale, Elia Schilton, Caterina Tieghi; scene e luci Gianni Carluccio, costumi Daniela Cernigliaro, musiche Pasquale Scialò, suono Hubert Westkemper, aiuto regia Luca Bargagna, assistente ai costumi Pina Sorrentino, assistente alle scene Sebastiana Di Gesù, direttore di scena Sandro Amatucci, datori luci Theo Longuemare, Giuseppe Di Lorenzo, fonico Alessandro Innaro, capomacchinisti Fabio Barra, Enzo Palmieri, macchinista Vittorio Menzione, elettricista e fonico di palco Diego Contegno, sarta Nunzia Russo, foto di scena Lia Pasqualino. Produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Biondo Palermo, in accordo con Arcadia & Ricono Ltd, per gentile concessione di Joseph Weinberger Limited (agente del copyright), Londra, per conto della Ingmar Bergman Foundation.
La foto che pubblichiamo a corredo di questa recensione teatrale è di Lia Pasqualino.