Ascarelli a Napoli, una storia di ebrei italiani raccontata nel libro di Nico Pirozzi

27.01.2025

Il libro di Nico Pirozzi, "Ascarelli" (Edizioni dell'Ippogrifo, 224 pagine, 20 Euro), racconta – come recita il sottotitolo – "Una storia italiana". Per circa cinquant'anni, quelli a cavallo tra la fine dell'Ottocento e il periodo antecedente la svolta razzista impressa dal regime fascista, la famiglia Ascarelli ha incarnato la migliore e più efficiente immagine di Napoli. Nella città del Vesuvio, dove Pacifico (il padre di Giorgio, fondatore dell'Associazione Calcio Napoli), Moisé e Settimio Ascarelli hanno a lungo vissuto, e dove sono nati i loro figli e nipoti, il loro cognome ha avuto modo di coniugarsi con tantissimi vocaboli: lavoro, sport, cultura, religione, politica, arte, genialità e, soprattutto, mecenatismo. La loro ascesa nel mondo del commercio e dell'industria ebbe a coincidere con gli anni del cosiddetto "Rinascimento napoletano", quando il fiorire di sane attività imprenditoriali lasciava intravedere per la Campania la possibilità di riscattarsi da quella condizione di subalternità economica nella quale era sprofondata ancor prima dell'uscita di scena dei Borbone. Comprendere i motivi, per i quali nel breve volgere di pochi decenni l'oblio abbia avvolto e travolto la storia di questa famiglia di imprenditori di religione ebraica, la cui visione del mondo e delle cose superava di gran lunga i confini del tempo nel quale sono nati e vissuti, è solo uno dei tantissimi misteri che continuano a fare da sfondo a una Napoli dalle troppe e spesso ingiustificate contraddizioni, e dagli altrettanto ingenerosi stereotipi e pregiudizi.

L'autore del libro, Nico Pirozzi, si è laureato in Sociologia all'Università "Federico II" di Napoli. Giornalista professionista, saggista e documentarista. Specializzato in giornalismo d'inchiesta e precisione, da decenni indaga sulle vicende legate alle persecuzioni degli ebrei negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso. Accanto a una più che trentennale attività pubblicistica, cominciata nelle stanze della redazione napoletana del quotidiano Avanti!, non ha mai reciso il cordone ombelicale con il mondo dei libri che, nel 1982, lo vide tra i fondatori delle case editrici "ci.esse.ti cooperativa editrice" e, successivamente, "Nuove edizioni". Per oltre dieci anni ha curato la comunicazione e l'immagine della casa editrice "CentoAutori" di cui è stato anche direttore della collana d'inchiesta "Fatti&Misfatti". È stato promotore di iniziative di alto spessore politico-culturale, tra cui la cancellazione dell'odonimo Gaetano Azzariti (ex presidente del tribunale della razza ed ex presidente della Corte Costituzionale) da una strada del centro storico di Napoli. Nome, che nel novembre 2015 fu sostituito con quello di Luciana Pacifici, la neonata napoletana deportata ad Auschwitz ad appena otto mesi. Dal giugno 2021 riveste la carica di presidente dell'Associazione Memoriæ – Museo della Shoah di Napoli.

D. P.