“Clitemnestra”, “Medea” e “Circe” di Luciano Violante al Teatro Gobetti di Torino

27.01.2025

Da martedì 28 a giovedì 30 gennaio 2025 – riferisce un comunicato stampa del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale – è in programma al Teatro Gobetti la Trilogia sulle donne dal mito ai social, un percorso in tre spettacoli, scritto da Luciano Violante, che presenta i ritratti di Clitemnestra, Medea Circe. Sarà in scena Viola Graziosi, diretta da Giuseppe Dipasquale. Gli spettacoli sono prodotti da Teatro Stabile d'Abruzzo, Teatro della città – Centro di produzione teatrale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale. La foto che pubblichiamo a corredo di questo nostro articolo, relativa a "Medea", è di Beatrice Banditelli.

Luciano Violante, ex magistrato e politico, è un appassionato studioso del mito classico e del suo profondo messaggio alla modernità. Frutto di questa intensa riflessione è una trilogia dedicata a tre figure femminili emblematiche della mitologia: Clitemnestra, Medea e Circe. Ciascuna di queste donne incarna aspetti universali e tragici dell'esperienza umana, trasmettendo attraverso il mito questioni ancora vive nella nostra contemporaneità. Clitemnestra, che rivendica una giustizia negata, simbolo del conflitto tra vendetta e giustizia; Medea, che uccide i propri figli per sottrarli alla schiavitù, rappresenta una dolente affermazione della propria dignità di donna; infine Circe, sacerdotessa del dolore, diventa il riflesso delle irrisolte profondità interiori degli altri, evocando la complessità del potere femminile del dolore umano. Queste tre narrazioni trovano espressione scenica nell'interpretazione di Viola Graziosi, che, nell'arco di tre serate distinte, dà vita alle protagoniste con straordinaria intensità, diretta da Giuseppe Dipasquale.


28 GENNAIO 2025, ORE 19.30

CLITEMNESTRA

di Luciano Violante

con Viola Graziosi

regia Giuseppe Dipasquale

Teatro Stabile d'Abruzzo

Note di regia di Giuseppe Dipasquale

"Ho dimestichezza con l'odore della morte e del sangue…"

Così inizia la narrazione al pubblico contemporaneo di Clitemnestra, regina di Micene e assassina di Agamennone suo marito, scritta per il Teatro Stabile d'Abruzzo da Luciano Violante.

Assassina per vendetta o assassina per giustizia? È la questione posta da Violante nel disegnare la sua Clitemnestra che viaggia dal mito alla contemporaneità, sorretta da un fraseggio tragico che scolpisce le parole sulla declinazione di una storia di un esilio perpetuo post mortem. È un canto nel dolore di una madre che ha subito l'ingiusto sacrificio di Ifigenia per mano dell'ambizioso padre, è un canto della purificazione perché condannata a vagare nell'eterno nulla al fine di emendare un omicidio non accettabile nell'alveo del moderno patriarcato occidentale. Luciano Violante, da tempo studioso del mito classico e del suo messaggio alla modernità, ha dato vita a un testo poetico di grande bellezza, il racconto di una donna che attende il momento del riscatto (o della vendetta?) con pazienza e fermezza per un tempo così lungo da essere inconcepibile per il pensiero maschile.

29 GENNAIO 2025, ORE 20.45

MEDEA

di Luciano Violante

con Viola Graziosi

regia Giuseppe Dipasquale

Teatro della città – Centro di produzione teatrale

Note di regia di Giuseppe Dipasquale

Chi è Medea oggi? Quando insieme a Luciano Violante e Viola Graziosi abbiamo affrontato Clitemnestra, mi nacque subito l'idea che se la regina tebana si fosse trovata a vagare nei secoli approdando ai giorni nostri, non potesse che essere Alda Merini, poetessa e regina dell'anima della contemporaneità. Per Medea, che Violante sottopone allo stesso meccanismo di traslazione temporale, l'idea è del tutto opposta. La regina della Colchide è una leonessa ferita, è l'incarnazione del felino, del femmineo eterno che opera per giustizia naturale. Ecco, questa nostra Medea è come il felino che sopprime i cuccioli più deboli e malati per sottrarli alla sofferenza della quasi impossibile sopravvivenza nella giungla degli uomini.

Esistono diverse versioni del mito di Medea, e molte si concentrano sulla grande colpa della maga: aver ucciso i propri figli. Per Euripide Medea si macchia del crimine per vendetta; per Pausania, invece, è innocente. Ma la storia di Medea, che è anche lo specchio della società greca e occidentale, è tuttavia in generale il riflesso di tutte le società costituite, che teme e rigetta il "diverso", o, come la definisce Violante, l'estranea.

30 GENNAIO 2025, ORE 19.30

CIRCE

di Luciano Violante

con Viola Graziosi

regia Giuseppe Dipasquale

si ringrazia Graziano Piazza per l'amichevole partecipazione in video

Teatro di Roma – Teatro Nazionale

Note di regia di Giuseppe Dipasquale

Mandata dal Sole sulla Terra, ha una missione: creare "un porto per chi ha ingiustamente sofferto o per chi cerca di affrancarsi dalle proprie inquietudini". Il nuovo mondo ha sguardo di donna.

Tra i tanti, arriva Odisseo tessitore d'inganni: è l'incontro d'amore. "Gli occhi scivolavano sui fianchi di Odisseo e lui mi guardava…" Ma lei resiste: "Conosco il tuo sguardo, uguale a tutti gli sguardi di maschi arroganti, tu non mi inganni."

Gli fa da specchio e la lastra rimane nera: è il male supremo. "Persino la lastra si rifiuta di restituire un'immagine di te, Odisseo", e poi: "Tu menti a te stesso e nell'inganno consumi il tempo di vita che gli dèi ti hanno assegnato", e ancora: "Devi fare i conti con i tuoi mostri, e dopo qui potrai tornare se vorrai."

Noi siamo messi di fronte a noi stessi, stiamo dalla parte dello straniero, siamo lui. "Bisogna avere coraggio di donna per affrontare sé stessi… così fino alla fine del tempo" conclude Circe, ormai Avatar nello schermo. È il nostro tempo. Finché c'è vita. Mentre i primi due testi partono dal mito e arrivano alla contemporaneità, Circe fa il percorso inverso. Parte con la Achamtova, è un monito o un monolite, come in 2001: Odissea nello spazio.

D. P.