Il cristianesimo di fronte alle culture e alle altre religioni in un libro di Julien Ries

29.10.2023

Il 28 ottobre del 1965 papa Paolo VI, nel corso di una sessione pubblica del Concilio Vaticano II, pronunciava la dichiarazione sui rapporti tra la Chiesa e le religioni non cristiane Nostra Aetate, previamente approvata dal 96% dei padri conciliari. Cominciava in questo modo una nuova era per la Chiesa cattolica romana; e la Nostra Aetate segnava un ulteriore passo in quella che Giuseppe Alberigo ha definito la "svolta epocale" del Vaticano II. Il rapporto tra cristianesimo e religioni non cristiane, infatti, aveva conosciuto fin dalle origini dinamiche complesse e non sempre lineari. Julien Ries nel libro "I cristiani e le religioni – Cristianesimo, religioni e culture" (Opera Omnia, V. I/1, Jaca Book, 546 pagine, 35 Euro) ricostruisce, sulla base di una documentazione amplissima, una storia fatta di contrapposizioni ma pure di incontri, partendo proprio dall'analisi della dichiarazione sulle relazioni tra la Chiesa e le religioni non cristiane Nostra Aetate e della costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes. Nel preambolo della Nostra Aetate veniva così spiegato il senso della presa di posizione del Concilio:

"Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifica di giorno in giorno più strettamente e cresce l'interdipendenza tra i vari popoli, la Chiesa esamina con maggiore attenzione la natura delle sue relazioni con le religioni non cristiane. Nel suo dovere di promuovere l'unità e la carità tra gli uomini, ed anzi tra i popoli, essa in primo luogo esamina qui tutto ciò che gli uomini hanno in comune e che li spinge a vivere insieme il loro comune destino." (Nostra Aetate, n. 1).

Un testo che, insieme a quello della Gaudium et spes, definisce la posizione della Chiesa segnando un aggiornamento di enorme rilevanza. Dal punto di vista epistemologico – ovvero dell'origine logica della ricerca scientifica, del suo valore e della sua portata – il libro di Julien Ries si pone nel quadro della storia religiosa con lo scopo preciso di dimostrare come, nella sua lunghissima vicenda, cristiani e non cristiani si siano «incontrati, opposti o scontrati» (p. XXVI); tuttavia, nelle diverse epoche, le differenti dottrine e culture in qualche modo hanno saputio trovato campi di incontro. Ries costruisce un monumentale volume in 20 capitoli utilizzando testi ufficiali e privati, leggi, decreti, decisioni, monografie e grandi studi dedicati alle varie religioni e ai comportamenti di coloro che in esse hanno creduto o ancora credono tanto nel culto quanto nella vita quotidiana. Tutta l'opera è innervata su una considerevole documentazione proveniente dalla tradizione della storia comparata delle religioni e nella prospettiva elaborata da Ries dell'antropologia del sacro, impostazione euristica che «studia l'homo religiosus in quanto creatore e fruitore dell'insieme simbolico del sacro e in quanto portatore di credenze religiose che guidano la sua vita e il suo comportamento» (p. XXVII).

La ricerca di Ries prende in considerazione l'homo religiosus non cristiano, poi l'homo christianus e, infine, quello che viene definito l'homo ideologicus sorto nel contesto della crisi dell'illuminismo: per tale ragione il metodo comparativo è una costante dell'opera che non vuole essere un manuale di dialogo interreligioso o di teologia in senso stretto, ma che, nell'ultimo capitolo dedicato alle posizioni del Magistero della Chiesa nel solco del Vaticano II, «può rendere un servizio a chi opera nell'ambito della teologia delle religioni». L'ultima parte del libro, in tale senso, paga un forte tributo a Mircea Eliade che, stimolato dal metodo comparato di Georges Dumézil, aveva sottolineato il ruolo capitale della storia delle religioni in quanto disciplina totale, utilizzando tre approcci: storico, che raccoglie tutta la documentazione disponibile; fenomenologico, che studia i fenomeni nella loro originalità; ermeneutico, che «situa ogni fenomeno tra gli oggetti dello spirito, permettendo di realizzare una dimensione creatrice, cioé di lanciare un messaggio all'uomo d'oggi» (p. XXVII).

La prima parte volume, "Dagli Atti degli apostoli al De civitate Dei di Sant'Agostino", analizza una fase cruciale per il cristianesimo e il suo rapporto con le religioni non cristiane. Gli Atti costituiscono un importante pilastro tra i libri di fondazione del cristianesimo e incarnano un valore storico incontestabile; una fonte indispensabile per conoscere i comportamenti e le reazioni dei giudei e dei pagani all'alba della diffusione del messaggio evangelico. Un'epoca la cui fine può essere collocata con la scrittura del De civitate Dei da parte di Agostino che chiude quattro secoli di scontri e contrapposizioni tra ebrei, cristiani e pagani. L'opera agostiniana pone termine anche all'epoca delle mitologie e delle idolatrie dando slancio a quella che Ries definisce l'era della teologia. La seconda parte del saggio, "Dalle grandi invasioni alla caduta di Costantinopoli", si colloca in una ulteriore polarità, determinante sia per l'Occidente sia per l'Oriente: la fine del mondo antico in concomitanza con quelle che la storiografia ha spesso etichettato come "invasioni barbariche" e, molto più tardi, la caduta di Costantinopoli del 29 maggio 1453. Una fase segnata da intensi movimenti migratori (chiamati dagli storici tedeschi Völkerwanderung) che produssero sconvolgimenti in Italia, Gallia, Spagna e Africa, con il sacco di Roma da parte di Alarico del 410, episodio che sta alle origini del De civitate Dei di Agostino. Dal capo opposto, la presa di Costantinopoli da parte di Maometto II, capo degli Ottomani, rappresenta il simbolo di un mondo ormai scomparso: la caduta della "nuova Roma" è segno di tempi che cambiano; non è più l'epoca delle crociate e la città avrà un altro nome (Istanbul), la capitale musulmana del nuovo impero.

La terza parte del volume, "Dalla scoperta del nuovo mondo alla fondazione delle cattedre di storia delle religioni (1492-1880), abbraccia una lunghissima fase storica. Il 1492 registra tre avvenimenti fondamentali per lo studio del rapporto dei cristiani con le altre religioni: il 6 gennaio Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia entrano solennemente nell'Alambra di Granada, i musulmani vengono definitivamente espulsi dalla Spagna; il 30 marzo i regnanti cattolici decretano l'espulsione degli ebrei dalla Spagna, sancendo la fine della simbiosi culturale ebraico-spagnola (agli ebrei, che fino ad allora avevano vissuto in buoni rapporti con musulmani e cattolici, viene intimato di scegliere tra la conversione al cristianesimo e l'esilio; il 12 ottobre Cristoforo Colombo sbarca sulle coste del continente americano aprendo il Nuovo Mondo all'evangelizzazione. La terza parte del volume si chiude con un altro passaggio importantissimo: nel 1876 il governo olandese sopprime le facoltà di teologia delle università statali sostituendole con le cattedre di storia delle religioni a partire dal 1° ottobre del 1877; lo studio dei fenomeni religiosi si sostituisce a quello della teologia.

La quarta e ultima parte, "Cristianesimo e religioni non cristiane alla luce della ricerca comparata", si concentra sulla stagione caratterizzata dalla scoperta dello sterminato patrimonio religioso dell'umanità e dallo sviluppo delle scienze storiche e di quelle umane nel corso del XIX secolo. In mezzo allo sviluppo delle ideologie e agli orientamenti filosofici che «pretendevano [di] imporsi» (p. 417) agli studi religiosi, la nuova disciplina riesce a trovare lentamente la sua strada e ad affermarsi con un proprio statuto epistemologico. Ries dimostra come la teologia cristiana e quella delle religioni abbiano oggi il compito di precisare il significato e il ruolo della Chiesa nell'epoca del dialogo interreligioso e di riflettere sulla sua missione tra le comunità dei credenti delle religioni non cristiane. Il Nuovo Testamento, infatti, mette a fuoco le peculiarità del gruppo a cui è «stata data la rivelazione dell'unico Cristo e anticipa […] l'esigenza di un annuncio dell'evangelo in mezzo a tutte le nazioni (Gv 14)» (p. 499): la teologia cristiana delle religioni ha il compito e l'obbligo di fondare il riconoscimento del ruolo e dell'azione evangelizzatrice della Chiesa all'interno del contesto plurireligioso contemporaneo.

Massimiliano Palmesano