“In cammino”: la storia del pellegrinaggio cristiano in un libro di Paolo Cozzo

21.06.2023

Secondo dati diramati dall'Organizzazione mondiale del turismo, ogni anno più di 330 milioni di uomini e donne si recano in visita presso luoghi di culto. Il numero comprende i fedeli di varie religioni come l'islam, dove il pellegrinaggio alla Mecca è un precetto, e l'ebraismo, per il quale è un obbligo trasmesso dai libri della legge; per i cristiani è invece una scelta libera che ogni anno coinvolge 80 milioni di persone. Il libro di Paolo Cozzo, "In cammino – Una storia del pellegrinaggio cristiano" (Carocci, 285 pagine, 21 Euro), concentra l'attenzione sul fenomeno in ambito cristiano, seguendo i suoi sviluppi dalle origini fino ai nostri giorni. La ricerca si apre con una serie di informazioni di carattere quantitativo e analitico, numeri e considerazioni che aiutano in via preliminare a inquadrare meglio la portata e lo spessore dei pellegrinaggi, ancora oggi tra i fenomeni più radicati e rilevanti nella tradizione del cristianesimo.

Nel corso dei primi secoli della religione cristiana, non essendo fra i precetti imposti, rimase un'esperienza marginale (Cap. 1, "Le origini del pellegrinaggio cristiano"): "Nelle fasi iniziali della loro storia, i cristiani non furono pellegrini e l'oggetto della loro tensione religiosa non furono i santuari" (p. 17). Ma con la graduale affermazione del culto dei santi si sviluppa pure un rapporto stretto e materiale con gli oggetti sacri, come le reliquie, e con i luoghi del sacro, quali per esempio le tombe; molti fedeli sentono il crescente bisogno di cercare particolari spazi "segnati dalla presenza sensorialmente percepibile del divino" (p. 13). Si tratta di un passaggio storico denso di conseguenze per la storia del cristianesimo: gli originari seguaci del Cristo aderivano a una fede che Paolo Cozzo definisce della "tomba vuota"; poi, con i primi martiri, iniziava a prendere corpo un'attitudine diversa nei confronti delle "tombe di chi, rendendo testimonianza della propria appartenenza a Gesù, era stato privato della vita terrena" (P. 23). Una scelta che va letta alla luce di un mutamento generale di sensibilità dei cristiani dei primi secoli nei confronti della morte. In tale contesto, ben presto la Terra Santa rivestì una posizione di preminenza: dal IV secolo i cristiani cominciarono a recarsi presso i luoghi della vita, morte e resurrezione di Gesù, prima con lo scopo di vedere e di conoscere, quindi con l'intento di manifestare la propria fede, chiedere grazie o espiare colpe. Questa tendenza subisce nuovamente delle modifiche a partire dalla conquista musulmana di Gerusalemme nel VII secolo (Cap. 2, "Radicamento e diffusione"): nonostante non si tradusse subito nell'imposizione forzata dell'islam e vi fossero specifiche forme di coabitazione, "tra la fine del VII e gli inizi dell'VIII vennero assunti provvedimenti restrittivi nei confronti dei cristiani, indotti sempre più spesso alla conversione" (p. 44). Ciò comportò il desiderio di riconquistare i luoghi santi e, dalla fine dell'XI secolo, provocò l'indizione delle crociate, con schiere di pellegrini in armi mossi dalla fede religiosa (Cap. 4, "Un pellegrinaggio armato: le crociate"). Ma a questa altezza cronologica il fenomeno dei pellegrinaggi ha già assunto vaste proporzioni: alla Terra Santa si affianca una vasta geografia devozionale con tappe che giungono fino all'altro capo del Mediterraneo, a Santiago de Compostela, un asse che lega l'Atlantico al Mar Rosso e che ha Roma come punto mediano.

Attraverso il Medioevo e l'Età Moderna, generazioni di fedeli hanno provato il desiderio di mettersi in cammino percorrendo brevi distanze o attraversando interi continenti, impiegando poche ore o lunghi anni. Le forme e le motivazioni che hanno spinto alla ricerca sono variate nei secoli, ma l'elemento che è restato centrale è l'incontro con Dio in luoghi e tempi "speciali". Un percorso fatto di progressi e fratture fino all'età contemporanea: Paolo Cozzo aiuta il lettore a comprenderne le dinamiche, dalla centralità acquisita da Roma (Cap. 5, "La città del perdono") alle tensioni innescate dagli scontri e dalle crisi religiose in seno al cristianesimo (Cap. 7, "La ricaduta delle rotture confessionali"), fino a giungere ai nostri giorni (Cap. 9, "Il pellegrinaggio contemporaneo tra religione e politica"). Nel solco di una prospettiva storica, il saggio analizza le motivazioni religiose e spirituali, i condizionamenti politici e istituzionali, i risvolti sociali ed economici, gli aspetti materiali e ambientali di una pratica diffusa a livello planetario che, in un vasto campo diacronico e diatopico, ha coinvolto e coinvolge laici ed ecclesiastici, individui e comunità, masse ed élite.

Massimiliano Palmesano