"La Grande Magia" al Teatro Bellini di Napoli, regia di Gabriele Russo: Eduardo senza “eduardeggiare”
Recensione teatrale di Irene Antonelli
Mettere in scena Eduardo De Filippo comporta sempre il rischio di "eduardeggiare", di invitare gli spettatori a ricordare le celeberrime battute sul presepio oggetto di discussione in famiglia (se ti piace, se non ti piace), sugli ingredienti e le portate del pranzo all'insegna dei trecento grammi di tubetti e del brodo vegetale. Alzi la mano un solo eduardista al mondo che non le abbia stampate in testa.
Bisogna dire che tale trappola è stata schivata con raffinato mestiere dal regista Gabriele Russo che ha aperto la stagione del Teatro Bellini di Napoli con "La Grande Magia", una commedia di Eduardo De Filippo portatrice di un'altra pericolosissima evenienza, quella di vedervi una imitazione del maestro Luigi Pirandello. Allora come se ne esce? Gabriele Russo sembra avere un'idea precisa: sradicare Eduardo De Filippo dal pirandellismo e finanche dall'eduardismo, restituendo la sua arte alla originale e radicale lettura che ne fa un profetico anticipatore delle contraddizioni del nostro tempo, da quelle politiche a quelle della propaganda, tra loro strettamente intrecciate. La geniale trovata della "moltiplicazione degli applausi", per esempio, è una satira spietata di quanto sarebbe avvenuto a partire dalla fine della Prima Repubblica, con la politica-spettacolo, i partiti personali e aziendali, i casting televisivi al posto della militanza nelle sezioni e nelle federazioni, le barzellette da avanspettacolo a scacciare le idee, i comici e gli intrattenitori in sostituzione dei leader. Eduardo aveva avuto una visione di tutto questo già nel lontano 1948; perché i grandi hanno sempre lo sguardo rivolto al futuro, sono dotati di una prodigiosa chiaroveggenza, tanto più se hanno a disposizione la magia del teatro. In questa commedia addirittura – come recita il titolo – "La Grande Magia". A chi segue almeno un poco la politica riesce difficile trovare sostanziali differenze tra il mago Marvuglia, con la sua miserabile esistenza fatta di piccoli imbrogli e di vuote parole – protagonista della commedia eduardiana -, e le macchiette che dagli schermi televisivi vengono proposti quotidianamente quali esponenti di questo o di quel partito, presunti depositari delle ricette per risolvere i problemi del Paese e incapaci di affrontare pure quelli dei piccoli villaggi.
Gabriele Russo ha proposto agli spettatori il grande teatro, senza rimasticature, imitazioni e riletture scontate. Ha offerto con mano sicura agli eduardisti impenitenti, e a tutti gli altri, il grande Eduardo, pietra miliare del teatro del Novecento, ma anche dell'inquietante presente e del fosco futuro.
Crediti - "La Grande Magia" di Eduardo De Filippo, regia Gabriele Russo; con Natalino Balasso nel ruolo di Calogero Di Spelta, Michele Di Mauro nel ruolo di Otto Marvuglia; e con Veronica D'Elia - Amelia Recchia, Gennaro Di Biase - Mariano D'Albino e Brigadiere di P.S., Christian di Domenico - Arturo Recchia e Gregorio Di Spelta, Maria Laila Fernandez - Signora Marino e Rosa Di Spelta, Alessio Piazza - Gervasio e Oreste Intrugli (genero Di Spelta), Manuel Severino - Cameriere dell'albergo Metropole e Gennaro Fucecchia, Sabrina Scuccimarra - Zaira (moglie di Marvuglia), Alice Spisa - Marta Di Spelta e Roberto Magliano, Anna Rita Vitolo - Signora Zampa e Matilde (madre Di Spelta); scene Roberto Crea, luci Pasquale Mari, costumi Giuseppe Avallone, musiche e progetto sonoro Antonio Della Ragione; foto Flavia Tartaglia; produzione Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini, Teatro Biondo Palermo, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale.