La “Linea Leopardi” nel libro di Costanza D’Elia: letteratura, arte, politica
Il libro di Costanza D'Elia "Linea Leopardi – Rispecchiamenti e furti tra letteratura, arte, politica" (Olschki, 169 pagine, 24 Euro) realizza un ritratto inedito (e spesso inaspettato) del grande poeta, soprattutto per quanto concerne una felice evasione dagli schemi di superficie in cui sono sovente ingabbiati gli studi sulla sua vicenda intellettuale e umana.
Giacomo Leopardi è stato, e continua a essere, una presenza costante nella cultura italiana: non lineare, ma caratterizzata da andamenti carsici e improvvise fiammate. La sua opera ha generato uno straordinario numero di interpretazioni e di letture che, pure nella loro diversità, hanno fatto emergere quella che Costanza D'Elia indica come 'Linea Leopardi': rappresentare un potente indicatore della vita civile dell'Italia contemporanea. L'elemento propulsore della 'Linea Leopardi' risiede nella sua potenzialità di rispecchiamento, in simmetria con lo stesso tipo di meccanismo che ha generato la fortuna del romanzo, ovvero la possibilità di identificazione con il "personaggio-uomo". Una possibilità, in particolare nel contesto europeo, che scaturisce da una concreta rivoluzione del mondo della comunicazione, dalla enorme espansione del mercato della carta stampata e dal rafforzamento di un'opinione pubblica borghese, conscia – tra fine Settecento e la prima metà dell'Ottocento – di essere protagonista di un mutamento epocale. Una maggiore fruizione della carta stampata - e quindi della diffusione del libro - permette la nascita di un pubblico sempre più vasto che spesso si riconosce in valori condivisi. In tale stagione di mutamenti sociali, culturali ed economici, le opere di Leopardi ebbero un ruolo centrale per i giovani del Risorgimento che - come ha sottolineato Benedetto Croce – andavano sulle barricate con i "Canti" nelle tasche. Un rapporto tra opera intellettuale e militanza capace di tracciare una lunga escursione diacronica fino ad approdare nel Ventennio fascista, con episodi di lettura antifascista di Leopardi.
Il libro di Costanza D'Elia ha il pregio di inquadrare alcuni aspetti poco conosciuti o ritenuti marginali di Leopardi, riuscendo a presentare appunto i rispecchiamenti - come pure gli immancabili furti - in campo letterario, artistico e politico. La galleria di intellettuali e artisti che hanno guardato, in modo implicito o esplicito, a Leopardi conta nomi di primo piano della cultura italiana contemporanea come Francesco De Sanctis, Giacomo Debenedetti, Umberto Saba, Alberto Savinio, Carlo Emilio Gadda e Giorgio Morandi. La ricezione e l'influenza dell'opera di Leopardi appaiono, nelle pagine del saggio, nella loro funzione di indicatori della storia civile italiana e degli elementi originari della narrazione nazionale. Il libro inquadra panorami diversi del territorio attraversato dalla "Linea" come i rispecchiamenti desanctisiani nell'opera di Leopardi quale poeta della militanza e traghettatore nella modernità (Cap. 1); l'esperienza di Alberto Savinio tra traduzioni freudiane e suggestioni pittoriche (Cap. 2); le connessioni con Saba, Gadda e Morandi (Capp. 3,4,5). Una galleria di incontri che, pur nella loro diversità, sono accomunati dal rispecchiamento autobiografico e dalla lotta alla retorica. Costanza D'Elia traccia una "Linea Leopardi" ricca di diramazioni genealogiche e di riecheggiamenti imprevedibili, capace di mettere in luce – nella pluralità di posizioni – la coerenza dell'antiretorica.
Massimiliano Palmesano