Le voci operaie dei setifici di San Leucio in un libro di Fosca Pizzaroni

17.01.2025

Il libro di Fosca Pizzaroni, "Voci operaie 1950-2018" (D'Amico Editore, 200 pagine, 15 Euro, prefazione di Giovanni Cerchia), racconta – come recita il sottotitolo – "San Leucio e la fabbrica della seta". Il volume rappresenta un affresco dell'industria tessile della seta, nella realtà economica italiana degli anni tra il secondo dopoguerra e il primo ventennio del XXI secolo, tracciato attraverso le voci degli stessi protagonisti: le operaie e gli operai degli ultimi setifici disseminati tra i borghi di San Leucio, Sala e Briano, frazioni di Caserta. Quello del comparto tessile casertano costituisce un significativo esempio dell'esaurimento di un lungo ciclo produttivo di alta qualità e del fallimento della classe dirigente locale in un settore industriale e artigiano meridionale fondato su un'illustre e secolare tradizione. La storia orale, integrata da quanto emerge dalla documentazione conservata negli archivi, restituisce un'essenziale immagine antropologica e politico-economica di quel mondo industriale della seta leuciana che, con i suoi prodotti e la sua cultura, coinvolse tutto il territorio limitrofo e fu conosciuto e apprezzato anche fuori provincia e all'estero, in Europa e oltre oceano.

Si legge tra l'altro nel libro: "I protagonisti di questo lavoro sono le operaie e gli operai degli "ultimi" setifici di San Leucio e gli abitanti, in genere, dell'antico quartiere colleciniano. Persone che su quegli antichi telai hanno tessuto i fili delle loro vite, oltre che la «bava di un verme alimentato da una piccola pianta». Persone che hanno vissuto quella fase di incredibile transizione sviluppatasi all'indomani del «boom economico» e visto l'industria italiana automatizzarsi e specializzarsi nella grande produzione. Persone che mantengono un forte senso di appartenenza al loro borgo e alle loro origini, legame che continuano a tramandare alle nuove generazioni. Persone che con entusiasmo e spontaneità hanno fatto dono del racconto delle loro vite (…) Con la collaborazione di due leuciane, Marta Campanile e Anna Ommeniello, entrambe impegnate nella valorizzazione delle tradizioni storiche e profonde conoscitrici del borgo colleciniano, abbiamo formulato delle domande di base, lasciando però liberi gli intervistati di raccontare le loro esperienze. Innanzitutto abbiamo chiesto in quale fabbrica e a che età la persona avesse iniziato a lavorare e con quali mansioni; come era organizzato il lavoro, se erano previsti corsi di aggiornamento, il livello di meccanizzazione e sicurezza dell'azienda. Abbiamo cercato di focalizzare, al di là dell'esperienza personale, anche quali fossero i rapporti tra operai, con la dirigenza della fabbrica e con le organizzazioni sindacali".

A. P.