“Morire all’italiana”: pratiche, riti e credenze in un libro a cura di Asher Colombo
L'esplosione della stagione pandemica ha riportato i temi dell'esperienza e dell'ineludibilità della morte (come pure il rapporto con essi) nella quotidianità di ognuno. Le drammatiche immagini delle colonne di camion militari utilizzati per il trasporto delle salme rappresentano un manifesto visuale dei nostri tempi. A partire da tale centralità nella società contemporanea, Asher Colombo, curatore di "Morire all'italiana - Pratiche, riti, credenze" (il Mulino, 381 pagine, 29 Euro), realizza in collaborazione con numerosi studiosi la prima ricerca sociologica sulla morte in Italia. Pone interrogativi (e fornisce risposte) sul rapporto degli italiani con la morte, sul campo di tensione tra paura e esorcizzazione, sui sentimenti e sulle forme con i quali viene affrontata la fine della vita, personale e dei congiunti. Nel libro è proposta un'analisi - di carattere sociologico, ma non schiacciata entro i confini disciplinari - sui gesti e le pratiche che accompagnano il trapasso, il commiato, il lutto e la sepoltura.
A partire da "Morte e pianto rituale" di Ernesto de Martino, lavoro al confine tra antropologia, storia delle religioni e filosofia, il tema della morte, nel campo degli studi, è stato indagato soprattutto da etnologi e antropologi: "i sociologi italiani si sono sorprendentemente disinteressati" (p. 8). Il volume curato da Asher Colombo prende le mosse proprio dallo scarso interesse per quella che viene definita la "sociologia della morte" per presentare i risultati emersi da un'indagine ad ampio spettro su un campione rappresentativo della popolazione e da una serie di interviste sulle esperienze dirette di italiane e italiani. Il primo capitolo, "Prepararsi", indaga il rapporto con il pensiero della morte, dal testamento a temi al centro di dibattiti e contrapposizioni come la pianificazione del fine vita; nel secondo capitolo dedicato al "Lutto" viene scandagliata "l'eterogenea condizione del lutto tra sofferenza individuale e prescrizioni culturali" (p. 86). Al centro del terzo capitolo, "Commiato", vi sono alcuni dei temi principali legati al rapporto tra vivi e defunto, quali l'organizzazione del funerale e l'acquisto dei servizi funebri, la preparazione e la veglia della salma, la gestione del dolore e la personalizzazione dei funerali. Tutti momenti essenziali nella gestione sociale della morte, "i riti funebri rimangono il più tradizionale e pubblico modo sociale di fare fronte alla morte" (p. 115). Allo stesso modo va considerata la "Sepoltura", tema del quarto capitolo, che occupa - insieme al piano rituale - il centro del rapporto tra vivi e morti. Nonostante "alla morte sembra proprio che gli italiani non abbiano desiderio di prepararsi in anticipo" (p. 157), la collocazione definitiva del defunto (inumato, tumulato o cremato) è un elemento di importanza centrale ai fini della continuità del rapporto attraverso la memoria e il ricordo.
Il libro analizza la dimensione sociologica, economica e culturale delle pratiche e delle strutture sepolcrali al fine di comprendere i modelli in cui si concretizza il rapporto con i defunti. Rispetto al commiato e alla sepoltura, il quarto capitolo, "Morire online", è invece dedicato a nodi completamente nuovi come l'annuncio della morte attraverso i canali digitali o il porgere le condoglianze utilizzando internet e i social: il saggio spiega come "le pratiche di comunicazione e di condivisione dell'esperienza della morte e del lutto sono state trasformate dall'evoluzione dei media" (p. 209).
L'ultimo capitolo, "Aldilà", ritorna su argomentazioni che impegnano l'umanità da millenni quali la sorte dell'anima dopo la morte, la relazione con i defunti, la ricerca di contatti con essi attraverso medium e sensitivi. In "Conclusioni. Classe, territorio, religione nella cultura funebre italiana", infine, viene fornito un quadro unitario della ricerca nelle sue dinamiche sociologiche attraverso una riflessione sui dislivelli tra classi e aree geografiche (nord moderno e sud tradizionale), del ruolo della persistente influenza delle credenze religiose e delle trasformazioni della cultura funebre italiana in seguito alla pandemia. Il volume colma una lacuna negli studi sulla società italiana contemporanea e offre un affresco inedito e molti frangenti sorprendenti della cultura del morire in Italia.
Massimiliano Palmesano