Successo al Teatro Bellini di Napoli per il ritorno di “Jennifer”, interpretata da Daniele Russo
Recensione teatrale di Irene Antonelli
Al Teatro Bellini di Napoli, con "Le cinque rose di Jennifer" di Annibale Ruccello, c'è un attore (Daniele Russo) che nei momenti più alti della sua recitazione riesce a frantumare il muro tra il significante (la parola) e il significato (il concetto, l'idea). La sua presenza muta, quando la messinscena lo prevede, non è silenzio o assenza, ma essenza e discorso. Non c'è bisogno di testo quando tutto è raccontato dal con-testo. La solitudine, protagonista assoluta della narrazione, non ha necessità di frasi, basta a sé stessa.
A conclusione della serata, la disperazione della protagonista resta nell'aria, pesante come un macigno, nemmeno scalfita dai tanti applausi che hanno sottolineato il successo per il ritorno di questo capolavoro dell'indimenticato e indimenticabile Annibale Ruccello, nel magnifico scenario del Teatro Bellini. Con il regista Gabriele Russo, Daniele Russo si intende alla perfezione, non solo colleghi di lavoro ma compagni di un'avventura, fratelli (lo sono, non a caso, pure all'anagrafe), capaci di dare – insieme con tutti gli altri, luci, costumi, suoni – la dimensione di una umanità dolente e abbandonata, isolata e fragile, in una parola: napoletana.
Non poteva che essere a Napoli l'immaginario "Quartiere dei travestiti", come si evince dalla lingua e dal delirio, città dove si è affollati e soli, ora attanagliati dalla paura di un serial killer che uccide senza trovare ostacoli; dove i telefoni – si fa per dire – funzionano con la complicazione di interferenze assurde e comiche. Qui "Jennifer" (interpretata da Daniele Russo) - un travestito che nella presentazione viene definito "romantico", ma che potrebbe anche essere barocco (incontenibile e smisurato) – attende inutilmente la telefonata del suo Franco, un ingegnere di Genova di cui è innamorata.
Con Daniele Russo sul palco per tutto lo spettacolo c'è Sergio Del Prete, che dà sostanza e senso ad "Anna", forse un travestito amico di "Jennifer" o forse un alter ego della protagonista, una proiezione della sua malinconia e del suo dolore, specchio ed eco. C'è anche una radio che trasmette canzoni (della grande Patty Pravo, tra le altre) e dediche, l'unica entità che per dovere d'ufficio sembra accorgersi dell'esistenza di "Jennifer", del suo desiderio d'amore e – alla fine – di morte.
Crediti: "Le cinque rose
di Jennifer" di Annibale Ruccello, regia Gabriele Russo, con Daniele Russo ("Jennifer"),
Sergio Del Prete ("Anna"), scene Lucia Imperato, costumi Chiara Aversano, disegno
luci Salvatore Palladino, progetto sonoro Alessio Foglia, produzione Fondazione
Teatro di Napoli – Teatro Bellini.