Teatro Mercadante di Napoli: il “Don Giovanni” di Arturo Cirillo strizza l’occhio a Carmelo Bene

17.10.2024

Recensione teatrale di Irene Antonelli


Al Mercadante di Napoli il "Don Giovanni" messo in scena dal regista Arturo Cirillo strizza l'occhio naturalmente alle donne – come è nella sua vocazione -, ma anche a Carmelo Bene, alla sua idea-non idea di teatro del dire invece che del detto. Una rappresentazione dove il testo originario – fissato dagli autori una volta per sempre (una forma-formata) – lascia il posto a una forma in continua formazione, alla reinvenzione e all'adattamento operato dal regista, che è anche attore ("Don Giovanni"). Carmelo Bene avrebbe detto "una macchina attoriale". L'operazione teatrale e culturale di Arturo Cirillo è pertanto pure filosofica, volendo esistere e insistere su una nuova concezione, su una avventura del pensiero; e proprio per questo è rischiosa, oltre che oltremodo ambiziosa.

Arturo Cirillo è però andato a colpo sicuro – amante del pericolo, ma non sconsiderato - con materiali di prim'ordine: il libretto di Lorenzo Da Ponte (per il Don Giovanni di Mozart) e la commedia di Molière. Li ha mischiati in un modo che gli appassionati hanno apprezzato, impegnandosi nel gioco di individuare la provenienza delle diverse tessere del mosaico. Il pubblico si è divertito e pareva divertirsi lo stesso Arturo Cirillo, che può dire di aver inaugurato la stagione del Teatro Mercadante con una prova non solo di regista e attore ma anche di "seduttore", rubando il mestiere al personaggio che interpretava. È stato assecondato dal complice Giacomo Vigentini, che è apparso un convincente "Sganarello". Tutta la squadra è sembrata affiatata, sul palco e dietro le quinte.

Filologicamente corretto lo sguardo al contesto dove nasceva, all'epoca, il mito di "Don Giovanni", ingannatore e – secondo la visione cattolica – impenitente peccatore. Il Cielo non è così lontano da noi, con i suoi moniti, ma è addirittura dentro il nostro essere umani, limitati, imperfetti, bisognosi di misericordia. Alla fine si può sprofondare nel delitto e nella perdizione, seguire il destino di "Don Giovanni", ma con la consapevolezza che un'altra strada è possibile, imboccandola con il pentimento e andando verso la salvezza, una teologia della redenzione. Un dilemma, una scelta, qualunque essa sia, che è davanti anche all'uomo del nostro tempo, religiosamente, laicamente, politicamente.

Crediti – "DON GIOVANNI" da Molière, Da Ponte, Mozart, adattamento e regia Arturo Cirillo; con Arturo Cirillo "Don Giovanni" e con (in ordine di apparizione) Irene Ciani (Donna Anna / Zerlina), Rosario Giglio (Don Luigi / Commendatore / Signor Quaresima), Francesco Petruzzelli (Don Ottavio / Masetto / Un povero / Ragotino, lacchè di Don Giovanni), Giulia Trippetta (Donna Elvira), Giacomo Vigentini (Sganarello); scene Dario Gessati, costumi Gianluca Falaschi, luci Paolo Manti, musiche Mario Autore, assistente alla regia Mario Scandale, regista assistente Roberto Capasso, assistente scenografo Stefano Pes, costumista collaboratrice Anna Missaglia, direttore di scena Paolo Manti, capo macchinista Andrea Zenoni, capo elettricista Giammatteo Di Carlo, fonico Giovanni Grasso, sarta Michela Ruggieri, amministratrice di compagnia Serena Martarelli. Un ringraziamento a Eleonora Ticca assistente alle scene, Ivan Nocera per le foto delle prove, assistenza alla messinscena Isabella Rizzitiello e Niccolò Di Molfetta, allievi registi della Scuola del Teatro Nazionale di Napoli. Produzione Marche Teatro, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Emilia Romagna Teatro / ERT Teatro Nazionale.