Un libro di Luca Baldissara racconta la storia politica e civile del 25 aprile
Il libro di Luca Baldissara, "25 aprile" (il Mulino, 176 pagine, 13 Euro), racconta la storia politica e civile di un giorno lungo ottant'anni. È ancora una data fondamentale per l'Italia di oggi? Possiamo immaginare l'Italia senza il 25 aprile? Il 25 aprile è una festa civile fondativa dello spirito repubblicano. Eppure, non è mai stata pienamente condivisa dagli italiani, talvolta addirittura percepita come divisiva. Sino agli anni Ottanta, anche nel conflitto politico più duro, ha rappresentato uno spazio di legittimazione democratica delle culture politiche che avevano traghettato il paese dalla dittatura alla Repubblica e scritto la Costituzione. Con l'implosione del sistema dei partiti, negli anni Novanta, è sembrata trasformarsi in un'arena di reciproca delegittimazione, per poi presentarsi nell'ultimo quindicennio col generico e asettico volto di una «festa della libertà». Un libro dalla parte del 25 aprile.
L'autore del volume, Luca Baldissara, insegna Storia contemporanea nell'Università di Bologna. Il suo ultimo libro pubblicato con il Mulino è «Italia 1943. La guerra continua» (2023). Ecco alcuni dei temi trattati nel libro: I. 25 aprile 1945, e dintorni, II. Il 25 aprile nel lungo dopoguerra, III. Il 25 aprile nell'era del maggioritario.
Il 23 aprile 1970, Sandro Pertini, allora presidente della Camera dei deputati, disse tra l'altro, in merito all'antifascismo e alla Resistenza: "Siamo qui per riaffermare la vitalità attuale e perenne degli ideali che animarono la nostra lotta. Questi ideali sono la libertà e la giustizia sociale, che – a mio avviso – costituirono un binomio inscindibile, l'un termine presuppone l'altro; non può esservi vera libertà senza giustizia sociale e non si avrà mai vera giustizia sociale senza libertà. E sta precisamente al Parlamento adoperarsi senza tregua perché soddisfatta sia la sete di giustizia sociale della classe lavoratrice. La libertà solo così riposerà su una base solida, la sua base naturale, e diverrà una conquista duratura ed essa sarà sentita, in tutto il suo alto valore, e considerata un bene prezioso inalienabile dal popolo lavoratore italiano. I compagni caduti in questa lunga lotta ci hanno lasciato non solo l'esempio della loro fedeltà a questi ideali, ma anche l'insegnamento di un nobile ed assoluto disinteresse. Generosamente hanno sacrificato la loro giovinezza senza badare alla propria persona. Questo insegnamento deve guidare sempre le nostre azioni e la nostra attività di uomini politici: operare con umiltà e rettitudine non per noi, bensì nell'interesse esclusivo del nostro popolo. Onorevoli colleghi, questi in buona sostanza i valori politici, sociali e morali dell'antifascismo e della Resistenza, valori che costituiscono la "coscienza antifascista" del popolo italiano. Questa "coscienza" si è formata e temprata nella lotta contro il fascismo e nella Resistenza, è una nostra conquista, ed essa vive nell'animo degli italiani, anche se talvolta sembra affievolirsi. Ma essa è simile a certi fiumi il cui corso improvvisamente scompare per poi ricomparire più ampio e più impetuoso. Così è "la coscienza antifascista" che sa risorgere nelle ore difficili in tutta la sua primitiva forza. Con questa coscienza dovranno sempre fare i conti quanti pensassero di attentare alle libertà democratiche nel nostro paese".
M. P.